Sabina

Il mio pranzo al Caffè era terminato con la piacevole sensazione di quando si mangia il giusto: né troppo gonfi né ancora affamati.

Nel piccolo salottino, spesso utilizzato dai gruppi musicali come palco, un’ampia tela da disegno poggiava sulla parete di mattoni rossi. Era comodamente adagiata in solitudine, vergine di un bianco accarezzato dalle ombre di coloro che vi passavano dinanzi.

– Com’era la zuppa? –

– Squisita, Italo. Fai i complimenti alla cucina! –

– Lo farò. –

– Ma dimmi una cosa prima. Che ci fa quella tela nel salottino? –

– Non lo sai? Questa sera ci sarà un’artista che dipinge. Forse la conosci. Sì chiama Sabina e ha vissuto nella penna e nelle parole del genio di Kundera. –

Chiaro che la conoscevo. Come dimenticare una personalità tanto stravagante.

– C’è ancora posto? –

– Non credo, amico mio. Non so spiegarmi il motivo, ma quella donnaccia ha fatto il pienone. Tutti vogliono vederla. –

– Suvvia, Italo. Devi trovarmi un angolo in cui posso stare. –

– Il massimo che posso fare è darti uno sgabello in fondo, proprio lì, al fianco della porta d’ingresso. – 

– Aggiudicato! Ci vediamo stasera – e uscii di gran corsa dal Caffè dopo aver baciato la nuca di Italo in segno di ringraziamento.

Passai l’intero pomeriggio a rileggere di lei. “Tanta stravaganza per giungere a sentirsi così vuota? Una lotta che porta solo all’agonia della solitudine, che gioco è mai questo?”

Scorgevo appena quella donna laggiù. Donna o ragazza? Non sapevo rispondere. La musica risuonava nel Caffè mentre lei afferrò il pennello. Indugiava e il suo sguardo si perdeva in angoli inusuali della sala. Si posava per pochi istanti, poi cercava una nuova destinazione. Passò per un momento infinitamente piccolo da me. Non gli diedi importanza.

Disegnava, nessuno capiva cosa. Passarono quasi due ore. La gente si dimenticò di lei. 

La musica si fermò. Sabina lasciò cadere a terra il pennello, afferrò a due mani la tela e la capovolse.

Un uomo seduto sullo sgabello. Nudo. Una bombetta al posto della mutanda. 

L’applauso collettivo esplose nel Caffè tra sghignazzi e incredulità. Una forma d’arte controversa, un’opera ignota per l’intera gestazione e d’improvviso viva. 

Si tratta di solitudine o di compagnia selettiva?

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