Occulte alla vista, nitide all’animo

Il suono dei passi echeggiava a lungo, rimbalzando sulle pareti invisibili. Il buio era così denso da apparire come una colata nera che occultava le direzioni.

Camminava con lentezza seguendo il fievole bagliore della lanterna che reggeva con il braccio teso di fronte a sé. Le piastrelle di terracotta emergevano appena dal chiaroscuro e, di tanto in tanto, sobbalzava al comparire improvviso di qualche insetto.

Quel luogo gli apparteneva. Era a tal punto familiare che ne poteva essere la guida turistica a luci dormienti.

L’insonnia lo portava in quel luogo parecchie notti al mese. Pensava spesso che la lanterna non gli sarebbe più servita. Poi, quando era il momento di decidere, la afferrava dal gancio e la portava con sé.

Con la mano sinistra spingeva il grosso portone e il vecchio legno gemeva stridulo. Oltre la soglia, il gioco aveva inizio. Con movenze delicate e lineari, spostava la fonte luminosa da un lato all’altro, accarezzando le forme addormentate delle opere.

Poi abbandonava la lanterna, avanzava, e con le mani poggiava sul marmo. Lo accarezzava, conosceva la sua forma, i suoi dettagli. Le mani ferme sostavano sulla superficie, scivolavano riconoscendo le imperfezioni, ne catturavano l’essenza fredda e calorosa.

Blocchi di marmo scolpiti, gelidi e immobili, eppure vivi. Nel buio, i suoi occhi spalancati scorgevano immagini dai contorni nitidi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *